Telelavoro o smart workig

Telelavoro e smart working non sono la stessa cosa: tra queste due tipologie di lavoro ci sono alcune differenze, o meglio, l’uno deriva direttamente dell’altro, sviluppandosi e diventando sempre più adottato dalle aziende, per risparmiare sui costi e aumentare la produttività.

TELELAVORO:

Per telelavoro, come dice la parola, si intende un lavoro che si svolge a distanza rispetto alla sede centrale: diffusosi negli Stati Uniti negli anni ’70 grazie allo sviluppo delle tecnologie informatiche, i teleworkers lavoravano per lo più da casa o in un luogo specifico decentrato. L’esempio più diffuso è il dipendente che lavora da una postazione di lavoro nella sua abitazione e si collega all’azienda grazie all’ausilio di strumenti di comunicazione informatici e telematici. Il telelavoro vincola a lavorare da casa e l’azienda trasferisce le medesime responsabilità del posto di lavoro a casa del dipendente.

SMART WORKING:

Nello smart working, il dipendente svolge la propria attività fuori dall’azienda ma decide in piena autonomia i tempi e il luogo di lavoro, senza una postazione fissa. Il lavoratore è quindi libero di scegliere e cambiare il luogo di lavoro come e quando preferisce. Ad esempio, potrà lavorare da casa, da una camera d’albergo, da un bar, o come accade sempre più spesso da un co-working. A differenza del telelavoro, lo smart working, per definizione, presuppone flessibilità e adattamento delle risorse umane in funzione degli strumenti che si hanno a disposizione. È la mobilità l’elemento che contraddistingue questa forma lavorativa da remoto, la possibilità di svolgere i propri compiti virtualmente in qualsiasi luogo. Anche all’interno dell’azienda, perché no, in ambienti appositamente pensati per il co-working o, sempre più spesso, nelle cosiddette huddle room, spazi dedicati a brevi riunioni improvvisate.